Nel quadro dell’ampio dibattito sulla compatibilità dei sistemi sanzionatori “dualistici” (amministrativo e penale), la questione della conformità del “doppio binario” penale-tributario, rispetto alle coordinate fornite dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, trova nella sentenza in analisi un importante snodo.
Recependo il diritto vivente europeo stabilizzatosi sull’esegesi dell’art. 4 prot. add. 7 alla Cedu, e prendendo atto della mutata fisionomia del divieto di bis in idem, la Corte costituzionale ha restituito gli atti al giudice a quo affinché rivaluti la rilevanza della questione alla luce della criteriologia dettata dalla sentenza A. e B. c. Norvegia.
Se infatti, da mero meccanismo preclusivo di litispendenza de facto, il divieto di bis in idem europeo è divenuto una garanzia condizionata, finalizzata a evitare al cittadino un “eccessivo fardello” dovuto alla spirale di reiterate iniziative “penali”, spetta al giudice rimettente verificare, ai fini della rilevanza della questione, se sussiste o meno un legame temporale e materiale (“close connection in substance and in time”) tra i due procedimenti ed eventualmente rilevare la preclusione processuale, se del caso, anche sollecitando un intervento costituzionale ove le regole rituali risultino non idonee a eliminare un pregiudizio per l’accusato.
In tale contesto spetterà al giudice “comune” (e forse anche al legislatore) orientarsi tra i criteri – alquanto nebulosi – della connessione procedimentale temporale e sostanziale, declinazioni specifiche del principio fondamentale che, invero, richiederebbero ulteriori evoluzioni chiarificatrici da parte della Corte europea.
In the context of the broad debate on the compatibility of the "dualistic" administrative-penal punishing systems, the question of the conformity of the "double binary" criminal-tax, with respect to the coordinates provided by the jurisprudence of the European Court of Human Rights, found, in the sentence that is commented, an important junction.
By adhering the European “law in action” which has stabilized on the exegesis of art. 4 prot. add. 7 to the Cedu, and taking note of the changed appearance of the prohibition of bis in idem, the Constitutional Court returned the documents to the national court to revalue the relevance of the question in light of the criteria established by the sentence A and B. c. Norway.
If in fact, from a mere preclusive mechanism (litispendenza de facto) the prohibition of bis in idem European has become a conditional guarantee aimed at avoiding an “excessive burden” to the citizen, it is up to the referring court to verify, for the relevance of the question, whether (or not) if there is “sufficiently close connection in substance and in time” between the two procedures and, if necessary, to detect the procedural foreclosure also by requesting a constitutional intervention where the ritual rules are not suitable for eliminating a prejudice for the accused.
In this context it is the duty of the judge (and also of the rule-maker) to navigate between the criteria – rather nebulous – of the temporal and substantial procedural connection, criteria that, indeed, would require further clarification from the European Court.
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