Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Rassegna bibliografica (di Erica Sangiovanni)


G. Fiandaca, Punizione, Bologna, Il Mulino, 2024, pp. 5-178. La punizione, da sempre, costituisce una pratica diffusa in ogni ambito, educativo, familiare e giuridico, e la pena è uno strumento coercitivo talmente consolidato da apparire ai nostri occhi scontata. Ma, a partire dal secondo Novecento, si è manifestata una evoluzione socio-culturale orientata in senso anti-autoritario e anti-repressivo. Così la critica nei confronti dell’approccio repressivo e dei suoi fondamenti giustificativi, accompagnata da un sentimento di sfiducia rispetto all’effettiva efficacia preventiva degli strumenti punitivi tradizionali, ha preso piede anche nel settore dei delitti e delle pene, spingendo, giuristi e legislatori, a trovare modelli punitivi più adatti alla realtà contemporanea e diversi dalle pene in senso stretto. Tuttavia, nella nostra contemporaneità, sempre più forti ventate di populismo politico, ai fini di consenso politico, hanno alimentato pulsioni collettive, favorevoli a una concezione emotiva della punizione come vendetta pubblica. Il punire appare, così, un fenomeno socio-giuridico complesso e polivalente tanto da spingere l’Au­tore ad uno studio multidisciplinare che spazia dalla filosofia alle scienze sociali. Vengono evidenziati problemi, vecchi o nuovi, in ambiti differenti e sotto le complementari angolazioni della legittimazione politico-costituzionale, della giustificazione teorica e dell’efficacia pratica. L’obiettivo finale è trasmettere al lettore l’urgenza di individuare modalità alternative alla punizione, evidenziando gli aspetti contraddittori e paradossali di uno dei nodi più drammatici del vivere morale e civile. L’opera si apre con riflessioni e spunti di natura filosofica in cui l’Autore cerca di riassumere il plurisecolare dibattito sulla funzione della pena, nella fondamentale e storica contrapposizione tra i due paradigmi teorici della retribuzione e della prevenzione. Nella prima accezione la pena avrebbe l’obiettivo di restaurare il diritto violato, tuttavia, sembra fondato il sospetto che dietro tale concezione sopravviva un “inconscio” piacere a far soffrire l’autore dell’azione ingiusta come compensazione emotiva del reato subito. Nella veste di prevenzione la pena, al contrario, pensa al futuro e non solo affinché il reo non commetta di nuovo un’ingiustizia, ma perché sia da esempio e da ammonimento per gli altri. Cionondimeno la dimensione problematica del punire va ben al di là del contrasto tra le due concezioni suddette. Ci sono aspetti controversi che non solo riguardano la retribuzione e la prevenzione in sé considerate, ma trascendono le loro possibili ibridazioni teoriche. L’Autore continua interrogandosi sul senso e lo scopo della pena nel diritto penale attuale che, sembra, non discostarsi da quanto [continua..]

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Fascicolo 3 - 2024