Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Novità sovranazionali (di Lorenzo Agostino e Gianluca Borgia)


Proposta di modifica della direttiva sulle vittime di reato: il parere del Comitato economico e sociale europeo di Lorenzo Agostino Il 12 luglio 2023, la Commissione europea ha licenziato una proposta di direttiva (COM(2023) 424 final) volta a modificare la principale fonte eurounitaria in materia di tutela delle vittime, ossia la dir. 2012/29/UE. La proposta si inserisce all’interno della strategia europea sui diritti di tali figure per il periodo 2020-2025 (COM(2020) 258 final), nel contesto della quale la Commissione stessa ha realizzato un rapporto di valutazione (SWD(2022) 179 final) concernente l’atto normativo del 2012, di cui sono state messe in luce le carenze. È proprio per rimediare ai difetti, in termini di protezione delle persone offese, della dir. 2012/29/UE che la Commissione ha proposto di revisionarla con un’iniziativa su cui il Comitato economico e sociale europeo ha espresso il proprio parere (C/2024/1592). Nell’accogliere favorevolmente l’intervento, il CESE ha nondimeno evidenziato talune aporie insite nell’articolato, suggerendo una serie di possibili correttivi. Più precisamente, il documento si apre con alcune osservazioni generali, che prendono le mosse dal nuovo art. 26-ter dir. 2012/29/UE concernente l’impiego di mezzi di comunicazione elettronici per accedere alla giustizia. Premesso che «l’uso di strumenti e tecnologie digitali dovrebbe essere sempre un’opzione per le vittime», il Comitato invita a tenere in considerazione le esigenze delle persone non in possesso delle indispensabili competenze digitali, con la necessità di mettere sempre a disposizione canali analogici. Per quanto attiene all’ambito di applicazione delle tutele, poi, il parere sottolinea che, sebbene la direttiva e la relativa proposta di modifica si rivolgano orizzontalmente a tutte le vittime, occorre attenzionare alcune particolari tipologie di soggetti. Nel dettaglio, si richiamano i «gruppi emarginati», che «sono maggiormente esposti al rischio di diventare vittime, anche di reati violenti e di reati basati sull’odio» e i cui membri sovente non denunciano i fatti criminosi commessi a loro danno. Di qui l’importanza «di fornire […] una gamma completa di diritti, strumenti di assistenza e servizi, che tengano conto della diversità sia delle vittime che dei reati, anche attraverso azioni mirate». Ancora, il Comitato evidenzia come la proposta «non includ[a] una prospettiva di genere globale e non fornisc[a] un approccio di genere all’assistenza»: «[l]e donne, in tutta la loro diversità, sono vittime di reati al di là della violenza di genere e della violenza domestica», con la conseguenza che «i servizi e la formazione dei professionisti dovrebbero includere una dimensione di genere che tenga [continua..]

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Fascicolo 3 - 2024