Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Le Sezioni unite e le condanne cartolari nel giudizio abbreviato d'appello (di Natalia Rombi)


Dopo un’analisi delle criticità che ancora caratterizzano la disciplina del giudizio d’appello, l’Autore si sofferma sul tema dell’integrazione probatoria nel rito abbreviato per comprendere se la soluzione offerta dalle Sezioni unite trascenda le peculiarità del rito e se, dunque, anche il giudice dell’abbreviato d’appello, ove intenda riformare in peius la sentenza di proscioglimento, debba procedere alla riassunzione in contraddittorio delle prove dichiarative su cui intende fondare la condanna.

Joint Chambers of the Supreme Court of Cassation and convictions based on documentary evidence in the appealed summary judgment

After analyzing the criticalities that still characterize the discipline of appeal, the Author focuses on the subject of probative integration in the summary judgment to understand whether the solution offered by the Joint Chambers transcends the peculiarities of the trial and whether the judge of appeal in the summary judgment shall proceed with the renewal of the trial evidentiary hearing on which the sentence is based in order to reform the sentence of acquittal in peius.

 
Il caso In riforma di una sentenza di assoluzione per usura, pronunciata dal Tribunale a seguito di giudizio abbreviato, la Corte d’appello condannava l’imputato. In particolare, il giudice di seconde cure, senza procedere alla rinnovazione dell’istruttoria dibat­timentale, pure inizialmente disposta, riteneva raggiunta la prova della colpevolezza dell’impu­ta­to, sul­la base dello stesso materiale probatorio esaminato dal giudice di primo grado, diversamente valuta­to in punto di attendibilità e di coerenza. L’imputato, tramite il difensore, ricorreva in Cassazione per vizio di motivazione, richiamandosi alla sentenza Dasgupta [1], la quale in un obiter dictum ha esteso al giudizio abbreviato d’appello l’insieme dei principi e delle regole da onorare quando la sentenza impugnata sia di proscioglimento e il giudice intravveda la possibilità di condannare l’imputato. Secondo il Supremo consesso, qualora il giudice d’appello ravvisi le condizioni per ribaltare l’esito del giudizio di primo grado, condannando l’imputato sulla base di dichiarazioni la cui attendibilità era stata esclusa dal primo giudice, deve procedere ad una nuova acquisizione delle stesse, non potendo la rivalutazione essere effettuata sulle carte. Senonché, subito dopo tale pronuncia, la Sezione Terza penale della Corte, ha negato l’esistenza di un obbligo di rinnovo dell’istruttoria nell’ipotesi di rito abbreviato non condizionato [2], fermo restando il dovere di una motivazione ‘rafforzata’ e fatta comunque salva la possibilità per il giudice di incremen­tare il com­pendio probatorio con l’audizione dei dichiaranti, per superare, nel caso concreto, ogni ragionevole dubbio. Alla luce di ciò la seconda sezione penale della Corte, ravvisando un contrasto di interpretazione giurisprudenziale, ha rimesso nuovamente la questione alle Sezioni unite [3], le quali hanno ribadito il loro orientamento, affermando che è affetta da vizio di motivazione, per mancato rispetto del canone di giudizio di cui all’art. 533 comma 1 c.p.p., la sentenza di appello che, su impugnazione del pubblico ministero affermi la responsabilità dell’imputato, in riforma di una sentenza assolutoria emessa all’esito di un giudizio abbreviato, operando una diversa valutazione di prove dichiarative ritenute decisive, senza che nel giudizio di appello si sia proceduto all’esame delle persone che abbiano reso tali dichiarazioni. L’esito del giudizio, piuttosto prevedibile, rappresenta la risposta della giurisprudenza ad alcune criticità che ancora caratterizzano la disciplina del giudizio di secondo grado, sulle quali preliminar­mente pare opportuno soffermarsi. La conformazione del giudizio di appello Quali siano i poteri e i doveri [continua..]

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Fascicolo 5 - 2017