<p>Formulario del Processo Penale-Nigro</p>
Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

indietro

stampa articolo leggi articolo leggi fascicolo


La prova informatica transnazionale: un difficile "connubio" fra innovazione e tradizione (di Fabrizio Siracusano)


L’avvento e il rapido progredire della tecnologia informatica, oltre ad aver inciso sugli assetti che caratterizzano il nostro vivere quotidiano, ha indicato nuovi itinerari per l’attività di ricerca e raccolta della prova giudiziaria. La natura ontologicamente transnazionale della “prova informatica” (tanto sotto il profilo dell’oggetto della raccolta, quanto della tecnica impiegata per realizzarla) ne svela, però, una scarsa attitudine a essere gestita ricorrendo ai modelli tipici della cooperazione giudiziaria: i dati digitali sono in continuo movimento, spesso in luoghi non territorialmente delimitati, sì da rendere poco agevole il richiamo ai parametri tradizionali della sovranità e della territorialità della prova. Alla congenita capacità della “prova informatica” a sottrarsi alle maglie dell’assistenza giudiziaria bisogna, allora, ovviare attraverso un robusto investimento normativo nell’ambito dei modelli nazionali di approvvigionamento informativo. È un’operazione che deve prendere avvio dalla consapevolezza che il catalogo dei “classici” diritti fondamentali non appare in grado di reggere l’urto dell’innovazione tecnologica: sul proscenio del processo penale, infatti, si affacciano nuovi diritti individuali (quale la riservatezza informatica), diversi da quelli tradizionali ma parimenti meritevoli di tutela “normativa” e “giudiziaria” nell’ambito dell’indagine penale.

Transnational digital evidence: a difficult “marriage” between innovation and tradition

The coming and rapid progress of computer technology, as well as having affected the structures that characterize our everyday life, has shown new routes for research and collection of judicial evidence. The ontologically transnational nature of the “digital evidence” (both under the profile of the object of the collection, and the technique used to achieve it) reveals, however, a poor attitude to be managed by resorting to the typical models of judicial cooperation: the Digital Data are in constant motion, often in places not bounded territorially, so as to make it a little easier to appeal to traditional parameters of sovereignty and territoriality of the evidence. The congenital ability of “computer evidence” to evade the mutual legal assistance necessary to mesh, then, overcome by a strong regulatory investment in the national models of research. It is an operation that needs to take start from the awareness that the list of the “classic” fundamental rights does not appear able to withstand the impact of technological innovation: on the stage of the criminal process, in fact, facing new individual rights (such as confidentiality it), other than the traditional ones but equally in need of “legislative” and “judicial” protection as part of the criminal investigation.

 
PREMESSA: UN “CORPO ELETTRONICO” SULLO SCENARIO DELL’ACCERTAMENTO PENALE La riflessione circa la rilevanza della “prova informatica” nell’ambito dell’indagine transfrontaliera, e sulle forme attraverso le quali se ne dovrebbe assicurare la ricerca e la raccolta, muove da un’in­confutabile constatazione da cui promana una proficua metodologia di approccio. È agevole riscontrare il dirompente immettersi della tecnologia digitale nel nostro vivere quotidiano: grazie alla diffusione capillare degli apparati informatici, la maggior parte delle nostre attività – siano esse lavorative, sociali o personali – è destinata a essere immagazzinata in computer, in altri dispositivi analoghi ovvero nella “rete”. È questa, d’altronde, una svolta inevitabile; riflesso di un fenomeno che oltre a essere tecnologico è ormai divenuto sociale. I dispositivi informatici hanno, infatti, acquisito un’importanza fondamentale nello sviluppo dell’individuo sino a imporne un mutamento del perimetro di proiezione della sfera personale. Il bagaglio d’informazioni in essi contenuto costituisce una sorta di “corpo elettronico” – pendant del “corpo fisico” di ogni individuo – che ormai ciascuno di noi possiede e che lascia tracce ovunque. Un “corpo elettronico” dotato di sconfinata capienza, idoneo ad accogliere una messe sterminata d’informazioni capaci di rilevare il contenuto d’intere esistenze e adatte a sedare anche la più bulimica istanza di conoscenza. Un corpo, tra l’altro, estremamente light; facile da trasportare; rapido nei suoi spostamenti sì da renderlo, spesso, delocalizzabile. Un corpo, comunque, da tutelare e rispetto al quale le tradizionali garanzie apprestate per porre al riparo l’individuo da indesiderate invasioni della propria sfera personale si mostrano spesso inadeguate. Un corpo, quindi, in relazione al quale i principi tipici che fondano il corretto bilanciamento fra istanze repressive e garanzie individuali e su cui si basano i modelli di cooperazione giudiziaria non sempre offrono sufficienti presidi di tutela e, frequentemente, non paiono invocabili sì da rendere impraticabile il ricorso agli stessi. Da qui l’esigenza di un accostamento al tema che si sottragga agli «estremi del rifiuto e dell’esal­tazione» [1] e che si avvii lungo i binari della ricerca di un equilibrio fra gli interessi in gioco e della ragionevolezza delle soluzioni adottabili; consci dell’inarrestabile incedere del progresso tecnologico. LA NECESSARIA RIPERIMETRAZIONE DEI CONFINI TRADIZIONALI La raccolta transfrontaliera della prova è operazione assai complessa in quanto incline a incidere su due diverse entità: da un canto l’individuo, la cui sfera personale [continua..]

» Per l'intero contenuto effettuare il login

inizio


Fascicolo 1 - 2017