(Il presente scritto ha rappresentato per me una preziosa occasione di approfondimento di un tema finora lontano dalle mie ricerche e, a un tempo, un’occasione di confronto con colleghi di discipline diverse, che ho dovuto disturbare (e più volte) per affrontare una problematica estremamente complessa, che a mio modesto avviso pone una serie di delicatissime questioni, se non altro, di diritto costituzionale, diritto penale sostanziale e processuale, diritto internazionale e diritto dell’Unione europea, questioni che vanno ben al di là dell’ambito delle mie conoscenze personali. Desidero quindi ringraziare mio padre, Antonio Ruggeri, nonché gli amici e colleghi Giuseppina Panebianco, Lorena Bachmaier Winter, Oreste Pollicino e Stefano Agosta per la pazienza dedicatami e per gli utilissimi suggerimenti da loro tutti ricevuti e che spero di avere saputo mettere a frutto, sia pur in minima parte. Resto ovviamente responsabile personalmente per ogni errore od omissione che il lettore dovesse trovare.
L’analisi della disciplina sulle indagini e sulle decisioni concernenti l’esercizio dell’azione penale nei procedimenti di competenza della nuova Procura europea rivela un quadro complesso nel quale nuovi meccanismi processuali s’intrecciano a soluzioni largamente collaudate. Proiettate sul piano sovranazionale, tali combinazioni risultano peraltro foriere di nuovi problemi. Così la struttura composita del nuovo organo e le dinamiche che contraddistinguono i suoi rapporti con le autorità nazionali e con le altre istituzioni dell’Unione si coagulano in una regolamentazione che appronta strumenti di controllo sull’operato dei titolari delle indagini interni all’apparato dell’EPPO. L’indipendenza della Procura europea, su cui insiste il Regolamento, si accompagna alla riproposizione di formule antiche, come quella del pubblico ministero quale parte imparziale, funzionalmente deputata a svolgere indagini sia contro il presunto reo che a suo favore.
Il presente studio affronta la disciplina su indagini e azione della Procura europea mediante un’analisi orientata ai diritti della persona. L’adozione di questa prospettiva consente d’individuare non poche deficienze nella recente normativa sulla fase investigativa della Procura europea. In effetti, il Regolamento EPPO non solo ha considerevolmente trascurato le garanzie partecipative nella fase preprocessuale, ma affida inoltre a un organo interno all’apparato della Procura europea (le Camere permanenti) delicatissime decisioni, quali quelle relative all’avvio della fase investigativa e alla formulazione dell’addebito investigativo, senza offrire un adeguato controllo da parte di un organo indipendente. In questo quadro le enormi attribuzioni decisorie riconosciute alle Camere permanenti e i criteri di selezione delle stesse suscitano peraltro interrogativi di non facile risposta con riguardo alla definizione della competenza investigativa della Procura europea in procedimenti transfrontalieri e ai poteri archiviativi dell’EPPO. Ciò pone difficili problemi di compatibilità col diritto costituzionale, nonché con la Convenzione europea e con lo stesso diritto dell’Unione europea. Un corretto approccio a tali problematiche nell’ottica dell’human rights law sospinge verso un’impostazione in grado di combinare virtuosamente la prospettiva del diritto costituzionale con quelle del diritto internazionale, del diritto dell’Unione europea e del diritto penale sostanziale e processuale, mettendo in luce le nuove sfide che per il cittadino europeo pongono oggi principi fondamentali come quello di legalità e di obbligatorietà dell’azione penale.
The examination of the rules on the inquiry and decision to charge in the proceedings of the new European Public Prosecutor’s Office displays a complex picture in which new mechanisms interact with largely proven solutions. Projected onto the supranational law plane, such combinations lead to unprecedented problems. Thus, the complex structure of the EPPO and the dynamics that characterise its relationships with domestic authorities and other EU institutions are reflected in a regulation on the pre-trial inquiry that provides tools of oversight of the conduct of the investigative authorities within the same European Prosecutor’s Office. The independence of the new EPPO, proclaimed by the Regulation, is combined with old doctrines, such as that of a public prosecutor as an impartial party, aimed at carrying out investigations both against and in favour of the alleged perpetrator.
The present study deals with the investigative and prosecutorial powers of the EPPO by providing a critical analysis oriented towards human rights. The choice of this perspective allows detecting several shortcomings of the rules on the investigative phase. Indeed, the EPPO Regulation not only has largely overlooked participatory rights in the pre-trial inquiry, but has also entrusted delicate decisions to an organ within the European Prosecutor’s Office (namely, the Permanent Chamber), such as those regarding the institution of a criminal investigation and the preferment of the preliminary charge, without ensuring a proper oversight by an independent authority. Moreover, the enormous decision-making powers of the Permanent Chambers and the criteria set for their selection raise further questions concerned with the definition of the investigative competence of the EPPO in transborder cases and the power to discontinue the proceedings. All this poses delicate problems of consistency with constitutional law, as well as with the European Convention and EU law. The focus on human rights law promotes a critical approach to this problematic area that calls for virtuous combination of the viewpoints of constitutional law, international human rights law, EU law, and substantive and procedural criminal law, bringing to light new challenges that fundamental principles – such as the nullum poena sine lege and the principle of legality – pose today for EU citizens.
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