REVISIONE DEL PROCESSO A SEGUITO DI SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
Il d.d.l. S. n. 23, d’iniziativa dei senatori Unterberger, Durnwalder e Steger, comunicato alla Presidenza il 23 marzo 2018, si propone di soddisfare una “vecchia” esigenza, quella di introdurre un istituto giuridico funzionale a garantire alla vittima di un processo iniquo, dichiarato tale da una pronuncia della Corte e.d.u., di essere posta – mediante la “riapertura del processo” – nelle condizioni in cui si sarebbe trovata in assenza della violazione della norma convenzionale.
Sullo sfondo vi è l’obbligo di conformarsi alle sentenze definitive della Corte di Strasburgo – sancito a carico delle Parti contraenti dall’art. 46, par. 1, Cedu – che, con la propria giurisprudenza costante, ha ritenuto che la pattuizione comporti anche l’impegno degli Stati contraenti a permettere la riapertura dei processi.
L’assenza, nell’ordinamento italiano, di un apposito rimedio diretto a porre «il ricorrente, per quanto possibile, in una situazione equivalente a quella in cui si troverebbe se non vi fosse stata una inosservanza […] della Convenzione» (ex plurimis, Corte e.d.u., 17 settembre 2009, Scoppola c. Italia, punto 151; Corte e.d.u., 10 novembre 2004, Sejdovic c. Italia, punto 55; Corte e.d.u., 18 maggio 2004, Somogyi c. Italia, punto 86), è stata reiteratamente stigmatizzata dagli organi del Consiglio d’Europa nonché dalla Corte costituzionale (sent. 30 aprile 2008 n. 129), che non aveva mancato di rivolgere un «pressante invito» al legislatore affinché colmasse, con i provvedimenti ritenuti più idonei, la lacuna normativa in contestazione.
Sono state diverse le iniziative parlamentari – molte delle quali ricordate nella relazione che accompagna il d.d.l. in oggetto, il cui testo dichiaratamente riprende quello presentato dal Governo Prodi nel settembre del 2007 (S. n. 1797, XV legislatura) – che hanno tentato invano di colmare la lacuna (a partire dai d.d.l. di iniziativa parlamentare C. n. 1447 e n. 1992, oggetto di esame congiunto nel corso dell’anno 2003 e, successivamente, S. n. 2441, già approvato dalla Camera dei deputati e in discussione al Senato della Repubblica nell’anno 2004, recante «Modifiche al codice di procedura penale in materia di revisione a seguito di sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo», passando per la p.d.l. C. n. 1780, del 13 ottobre 2008, d’iniziativa dei deputati Di Pietro ed altri; ancora, si ricorda la p.d.l. S. n. 1440 del 10 marzo 2009, presentata dal Ministro Alfano; infine, la p.d.l. C. n. 1538, d’iniziativa del deputato Pecorella che, abbinata con C. 1780, C. 2163 e C. 2871, era stata adottata come testo base in Commissione Giustizia alla Camera nel 2009, ma il cui esame si [continua..]