GIUSTO PROCESSO – DIRITTO DI DIFESA – CONTRADDITTORIO – DIRITTO AL CONFRONTO
(Corte e.d.u., 27 aprile 2017, Asatryan c. Armenia)
Con la pronuncia in esame la Corte di Strasburgo torna ad occuparsi di diritto al confronto e contraddittorio nel giudizio penale: il primo, tutelato dall’art. 6, par. 3, lett. d) della Convenzione, e il secondo, espressione di quell’adversarial principle che è implicito nel concetto stesso di equità processuale di cui all’art. 6, par. 1 Cedu e che in questa pronuncia assurge – come si vedrà – a vero e proprio ‘diritto’ ad una dialettica dei comprimari nel processo (right to an adversarial trial, § 52). Nello specifico, i giudici alsaziani riscontrano una violazione del diritto all’equo processo in seguito all’ammissione da parte del giudice d’appello interno di dichiarazioni pre-dibattimentali, delle quali non si era data lettura acquisitiva durante il dibattimento e i cui autori non erano mai stati esaminati, né in fase di prime cure, né in appello.
La vicenda concreta alla base di questo ricorso traeva origine da un caso di tentato omicidio ai danni di un uomo d’affari, nonché ex parlamentare armeno, la cui vettura, il 29 dicembre del 2001, era stata fatta esplodere non appena questi aveva acceso il motore, fortunatamente senza provocarne la morte, né altra grave lesione (§ 7). Gli investigatori, dapprima, avevano concentrato le proprie indagini sull’ex marito della ricorrente (il Sig. A.G.), indicato dalla vittima come l’unica persona che avrebbe avuto un movente per attentare alla sua vita, stanti le forti controversie in affari che i due avevano avuto in passato (§ 8). Interrogato dalla polizia, il Sig. A.G. ammetteva i contrasti esistenti e i litigi intercorsi con la vittima, ma, al contempo, negava qualsiasi responsabilità o coinvolgimento nel tentato omicidio, opponendo alle accuse il fatto che la sera prima dell’attentato si trovava a casa propria con il figlio (§ 9). Dopo avere interrogato numerose altre persone informate sui fatti (§§ 11-14), gli inquirenti arrestavano Y.W., un amico della famiglia della ricorrente e di A.G., trovato in possesso di numerose armi da fuoco ed esplosivi che gli investigatori ritenevano essere collegati all’attentato. Poco dopo la cattura, questi confessava di essere il responsabile del tentato omicidio, ma affermava altresì di avere agito su ordine della ricorrente, la Sig.ra Asatryan. A seguito di tali delazioni, quindi, anche quest’ultima veniva arrestata e formalmente accusata dei fatti in esame (§§ 15-16).
Durante il processo di primo grado, Y.W. ritrattava la propria confessione, affermando che gli era stata estorta con la forza, mentre la ricorrente si limitava a negare qualsivoglia coinvolgimento nel tentato omicidio, [continua..]