Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

13/06/2019 - Corte e.d.u., 13 giugno 2019, SH.D. e altri c. Grecia, Austria, Croazia, Ungheria, Macedonia del Nord, Serbia e Slovenia.

argomento: corti europee - esecuzione/trattamento carcerario

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Nei casi di detenzione e accoglienza di migranti irregolari sorgono per gli Stati particolari obbligazioni il cui mancato rispetto può dare luogo a violazioni dell’art 3 Cedu, soprattutto se sono coinvolti minori non accompagnati. Per quanto attiene alla custodia presso le stazioni di polizia, la Corte afferma che vi è una violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti per lunghi periodi di detenzione in tali strutture [ex multis Peidis c. Grecia, n. 728/13 del 16 luglio 2015, Ali e altri c. Grecia, n. 13385/14, §§15-20, del 7 aprile 2016 e Grammosenis e altri c. Grecia, n. 16287/13, §§48-50 del 30 marzo 2017]. In particolare, tali luoghi presentano condizioni inadatte alla detenzione prolungata stante la mancanza di spazi aperti per il movimento, di occasioni di contatto con il mondo esterno. Quanto ai minori, la Corte ricorda che gli Stati firmatari della Convenzione sui diritti del fanciullo sono obbligati a garantire, nella propria giurisdizione, ad ogni bambino privato anche temporaneamente del proprio ambiente famigliare, assistenza materiale e psicologica in conformità con la propria legislazione nazionale. Gli Stati membri, dunque, hanno un obbligo generale di protezione e cura nei confronti di tutti i minori a prescindere dal loro status e dalla loro provenienza [come in Khan c. Francia, n. 12267/16, §44, 28 febbraio 2019]. Tali obbligazioni sono riconducibili ai principi di cui all’art. 3 Cedu. [Principi disattesi dagli Stati greco, austriaco, ungherese, macedone, serbo e sloveno per le condizioni di accoglienza e detenzioni nelle stazioni di polizia e nei campi di accoglienza].