Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Rassegna bibliografica (di Alessandra Sanna)


F. Del Vecchio, Presunzioni legali e rieducazione del condannato, Torino, Giappichelli, 2020, pp. 1-256. Si registra ormai da tempo nella fase dell’esecuzione l’avanzata di modelli di accertamento della pericolosità sociale a carattere decisionista, che rinunciano all’apporto dei parametri cognitivi, fondati sull’osservazione dell’individuo e sulla sua risposta al trattamento penitenziario, a favore di meccanismi che misurano la personalità del condannato sulla base della fattispecie di reato commesso. E’ un “modello costitutivo” di accertamento, dove il giudizio sui profili personologici è formulato ex ante dal legislatore e sottratto al giudice di sorveglianza. L’affermarsi di simili metodi “alternativi” e “facilitati” di conoscenza rappresenta soltanto il punto di emersione di una tendenza più ampia, che interessa ogni segmento del processo ed è dettata da scelte di politica criminale assunte nel segno dell’emergenza. Dinanzi alla recrudescenza di fenomeni criminali di particolare allarme sociale, il legislatore inserisce nel sistema plurime presunzioni che sottraggono al giudice l’accertamento in concreto, nel tentativo di rendere certa e prevedibile la risposta sanzionatoria. La presunzione, nel disporre statuti differenziati collegati alla qualità del reato commesso o contestato, rappresenta uno strumento di controllo sull’operato dell’autorità giudiziaria applicato indistintamente: dal giudizio di cognizione, incluse le procedure incidentali, fino a quello di esecuzione. Un esempio emblematico è costituto dagli automatismi che caratterizzano il sistema penitenziario: si pensi a quelli che riguardano i recidivi o i condannati per i gravi delitti di criminalità organizzata o, sul terreno delle misure cautelari, allo speciale modulo applicativo della custodia in carcere per determinate tipologie di delitti. A tali contesti si rivolge in particolare lo studio dell’Autrice, nell’intento di evidenziare come i meccanismi presuntivi siano qui impiegati, non già in funzione di garanzia dei diritti soggettivi, ma in chiave ostativa alla loro ordinaria operatività. D’altro canto, intesa la presunzione come mezzo per sottrarre quote di discrezionalità giurisdizionale a vantaggio del potere legislativo, il tema dell’indagine si allarga a comprendere il vulnus inflitto alla riserva di giurisdizione. Il valore assegnato al congegno presuntivo rischia, infatti, non solo di oscurare la funzione cognitiva cui il processo penale resta ispirato anche nella fase post rem iudicatam, ma di apportare pericolosi scompensi sul piano dei rapporti fra i poteri dello Stato.   C. Gabrielli, L'archiviazione per tenuità del fatto. Analisi, rilievi critici e prospettive, Torino, Giappichelli, 2020, pp. [continua..]

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Fascicolo 5 - 2020