Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Alla ricerca di soluzioni per una crisi cronica: sezioni unite e nomofilachia dopo la "riforma Orlando" (di Mitja Gialuz  (Professore associato di Procedura penale – Università degli Studi di Trieste) Jacopo Della Torre (Dottore di ricerca in Scienze giuridiche – Università degli Studi di Udine))


Pur essendo frutto di una riflessione comune, i §§ 6-10 sono stati redatti da Mitja Gialuz, mentre i §§ 1-5 da Jacopo Della Torre.

Gli autori, dopo aver ricostruito le origini dei nuovi commi 1-bis e 1-ter dell'art. 618 c.p.p., recentemente introdotti dalla l. 23 giugno 2017, n. 103, si soffermano sui pregi e difetti di tali disposizioni, con cui il legislatore ha voluto va­lorizzare il ruolo delle sezioni unite penali della Cassazione rispetto al passato.

Looking for solutions to a chronic crisis: the full court of the Court of Cassation and "nomofilachia" after the so-called "Orlando reform"

After reconstructing the origins of the new paragraphs 1-bis and 1-ter, recently added to Article 618 of the Italian Code of Criminal Procedure by Law n. 103 of 23 June 2017, the paper focus on the benefits and the drawbacks of these two provisions, that the legislator introduced to give a more prominent role to the Court of Cassation, sitting as a full criminal court, compared to the past.

 
PREMESSA La presa d'atto che la Cassazione si trovi in una situazione endemica di «crisi profonda costituisce […] un motivo che ricorre da lungo tempo nell'ambito della letteratura specialistica» [1]. Per rendersene conto basta confrontare il titolo di due autorevoli interventi pubblicati a distanza di ottant'anni: si allude, per un verso, a uno scritto di Ludovico Mortara del 1906 e, per l'altro, al discorso d'insediamento alla presidenza della suprema Corte di Antonio Brancaccio del 1986; in entrambi i casi si è parlato «della necessità urgente di restaurare la Corte di cassazione» [2]. Il trascorrere di altri tre lustri – inframmezzati dall'approvazione del Codice Vassalli e dalla creazione della Settima sezione [3] – non ha mutato questo leitmotiv [4]. Ancora nel 2016, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, un altro primo presidente ha riconosciuto apertamente il fatto che la Cassazione – «assediata» [5] da un carico giudiziario sempre più imponente, assolutamente non paragonabile a quello delle altre Corti supreme europee [6] – continui a non riuscire a «esercitare efficacemente la funzione nomofilattica, a costruire "isole di ordine" o di uniformità, sufficientemente solide e idonee a dissipare il "disordine entropico" del mondo reale dell'espe­rienza giuridica e ad assicurare alla complessità del sistema una pur limitata e provvisoria stabilità» [7]. Al fine di attenuare tale crisi cronica, il legislatore è intervenuto, da ultimo, con la cosiddetta "riforma Orlando", la quale ha apportato – con più provvedimenti [8] – una nutrita serie di modifiche al titolo III del libro IX del codice di procedura penale [9], aggiuntesi alle misure organizzative "interne" già promosse dai vertici della Corte [10]. Orbene, in questa sede il focus verrà posto sulle disposizioni introdotte dal comma 66 dell'art. 1 [11] della l. 23 giugno 2017, n. 103, caratterizzate dall'obiettivo dichiarato di «rafforzare l'uniformità e la stabilità nomofilattica» [12] della suprema Corte, messa a rischio «dal moltiplicarsi dei contrasti interni e dalla scarsa incidenza, sul flusso dei ricorsi, dei […] principi di diritto affermati» [13]. Ci si riferisce ai nuovi commi 1-bis e 1-ter dell'art. 618 c.p.p., volti a valorizzare la funzione delle sezioni unite penali, rimaste, anche in tempi recenti, tanto inascoltate da essere state definite «senza ruolo» [14]. L'analisi procederà per gradi: dopo aver individuato le (risalenti) origini delle modifiche in questione, ne verrà saggiato il funzionamento, nonché i relativi punti di forza e di debolezza. L'obiettivo finale è quello di [continua..]

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Fascicolo 5 - 2018