Processo Penale e GiustiziaISSN 2039-4527
G. Giappichelli Editore

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Novità sovranazionali (di Lorenzo Agostino e Gianluca Borgia)


Dal Consiglio d’Europa

di Lorenzo Agostino

Il decimo rapporto di valutazione sui sistemi giudiziari della CEPEJ

La Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ) ha reso noto, in data 5 ottobre 2022, il decimo rapporto sulla valutazione dei sistemi giudiziari. Tale Commissione, organismo istituito dal Comitato dei Ministri con la risoluzione Res(2002)12 allo scopo di favorire il miglioramento della giustizia negli Stati membri e di assicurare a tutti la possibilità di far valere i propri diritti in modo effettivo, redige il report con cadenza biennale.

segue

Il documento, basato sui dati del 2020, prende in esame la situazione di 44 dei 46 componenti del Consiglio d’Europa (soltanto Liechtenstein e San Marino sono stati esclusi) e di tre Stati osservatori (Israele, Marocco e Kazakistan). Esso consta di tre parti: la prima, denominata «Tables, graphs and analyses», dà conto delle tendenze europee su tematiche di rilievo per la giustizia quali il budget stanziato, le risorse umane, l’organizzazione delle corti, l’informatizzazione, l’efficienza e la qualità del servizio; la seconda, intitolata «Country profiles», offre, per ciascun ordinamento monitorato, una rappresentazione dei principali dati e indicatori utile alla comprensione dell’andamento del relativo sistema; la terza, infine, è costituita dal Dynamic Database of European Judicial Systems (CEPEJ-STAT) che, contenendo tutti i dati raccolti dalla Commissione a partire dal 2010, consente un’analisi ancor più dettagliata. Appuntando l’attenzione sul country profile precipuamente dedicato all’Italia (cfr. p. 73 ss. della seconda parte del rapporto) e, in particolare, sulle statistiche relative alla giustizia penale, il rapporto sottolinea come la maggiore criticità, in termini di efficienza del sistema, risieda nell’eccessiva lunghezza dei processi, criticità su cui – si precisa – ha inciso negativamente la pandemia da Covid-19. Infatti, se dal 2012 al 2018 la durata delle regiudicande era andata progressivamente a diminuire, nel 2020, proprio a causa della temporanea situazione di stallo provocata dall’emergenza sanitaria, si è registrata un’inversione di rotta. Così, se si comparano i dati relativi al Disposition Time (DT) (ossia il rapporto, da moltiplicare per 365, tra casi pendenti e casi risolti alla fine dell’anno nell’ambito di un determinato grado di giudizio) contenuti nel report del 2020 con quelli da ultimo raccolti, emerge un significativo aumento dei carichi di lavoro: se nel precedente rapporto il DT riferito al processo penale era pari a 361 giorni in primo grado, 850 giorni in appello e 156 giorni in Cassazione, ora ammonta, rispettivamente, a 498, 1167 e 237 giorni (contro una media europea di 149, 121 e 120 giorni). Ad ogni modo, la CEPEJ si premura di puntualizzare che l’indicatore «is expected to improve once the pandemic situation has stabilised». A proposito di Disposition Time, l’Italia, annoverata tra i Paesi più interessati da richieste di asilo e da casi relativi al diritto d’ingresso e di soggiorno degli stranieri insieme a Belgio, Francia, Germania, Spagna e Svezia, presenta l’indice più elevato nel contesto del Consiglio d’Europa (1.149 giorni) per quanto riguarda la trattazione della prima tipologia di istanze (cfr. p. 144 della prima parte del rapporto). Sul piano dell’efficienza [continua..]

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Fascicolo 2 - 2023